lunedì 26 marzo 2018

Da Somasca al Bivacco Mario Corti.



Da Somasca frazione di Vercurago, si lascia l’auto nell’ampio parcheggio situato poco sotto il Santuario di San Girolamo Emiliani, proseguendo a piedi fino al Castello dell’Innominato. Raggiunta la via crucis, si segue la strada a destra; dopo una breve salita, sì svolta a sinistra, seguendo una mulattiera che diventerà poco dopo sentiero. Arrivati nelle vicinanze delle mura del Castello dell’Innominato, sì svolta a destra, percorrendo il segnavie N°801, che dopo una dura salita porta sulla cima del Monte Mudarga 909 mt. Sì prosegue in cresta, oltrepassando Monte Gavazzo 911 mt, raggiungendo poco dopo il Bivacco Mario Corti 900 mt.







 
NOTA
Situato poco sotto la cima del Corno di Grao 1039 mt, il Bivacco Mario Corti è un importantissimo punto d’appoggio, per chi decide di salire la cima del vicino Monte Magnodeno 1241 mt.
Per salire al Bivacco, vi sono principalmente due vie d’accesso, entrambe molto faticose ma, diverse come bellezza del percorso. Quella che descrivo qui, è a mio parere la più bella.
Sì parte dal Santuario di San Girolamo Emiliani bellissimo complesso eretto intorno al 1500, situato nella graziosa frazione di Somasca, piccolo borgo che sorge poco sopra il Lago di Garlate, luogo di notevole interesse religioso, che consiglio di visitare.


Un altro gioiello che consiglio di visitare, è il Castello dell’Innominato eretto prima dell’anno mille, oggi è composto principalmente da ruderi, ma dall’altura su cui è posato, si può ammirare un’ampia panoramica sui laghi di Garlate e Olginate, guardando più a sud, verso la valle del Fiume Adda.
La prima parte della salita, mette già a dura prova il fiato di chi percorre questo sentiero, ma da la possibilità di ammirare le vertiginose rocce che si affacciano sopra Somasca, fogli di pietra, piegate dalla forza impercettibile dei movimenti tellurici, che hanno scolpito queste montagne.
Dopo un tratto immersi nel bosco, si esce fuori ad un’altura, bella balconata dove si possono ammirare al meglio, le verticali rocce.









Oltre alla bella vista sulle Prealpi e sui laghi sottostanti, sì può ammirare la bella cima del Monte Tesoro 1432 mt.
Poco più avanti, si raggiunge la Croce di Saina, altro bellissimo punto panoramico, dove sì può ammirare l’abitato d’Erve 559 mt, la bella cresta della Corna Camozzera 1452 mt, e l’imponente mole del Resegone di Lecco 1875 mt.
Dopo aver goduto, dell’ampio panorama, sì da inizio alla bella salita che porta sulla cima del Monte Mudarga, un sentiero, ripido che s’inerpica e che non da pausa, fin quando non si raggiunge la cima. 
 Il tratto in cresta, attraversa alcuni roccoli, unici momenti in cui si esce dal bosco, ma che regala un’ottima veduta sul Resegone di Lecco.
Il Bivacco Mario Corti è una vecchia baita ristrutturata nel 1975 e adibita a punto d’appoggio per la salita al Monte Magnodeno. Al suo interno si trova un tavolo con panca e alcune sedie, alcune credenze e un piacevole camino, dove potersi riscaldare nelle fredde giornate invernali. Il bivacco, non consente il pernottamento, ma regala in ogni modo una piacevole atmosfera di casa, un luogo dove incontrare la quiete di questi monti, e dove trovare l’amicizia della gente che da anni, sale su queste montagne.

CURIOSITA’
Nel Santuario di San Girolamo Emiliani, vive un ordine religioso, chiamato Chierici Regolari di Somasca, istituto religioso maschile di diritto pontificio.

TEMPI DI PERCORRENZA: 1:30/2:00 circa.
DIFFICOLTA’: (E) per sentieri ripidi.
DISLIVELLO: 700 mt.
PUNTI D’APPOGGIO: locali a Somasca e Bivacco Mario Corti.
COME ARRIVARE: da Milano con SS N°36 fino a Lecco, poi SS n°639 in direzione Bergamo, fino a Vercurago, poi sì svolta a sinistra per Somasca.
CARTOGRAFIA E GUIDE: carta Kompass N°105.
SEGNALETICA: cartelli informativi a volte insufficienti.
DOVE ALLOGGIARE:

mercoledì 7 marzo 2018

Da Boca, alla cima del Monte Fenera.



Da Boca 389 mt, si percorrono i segnavie N° 778, 777, fino a raggiungere il borgo di Maretti. Sì prosegue lungo la strada in parte asfaltata, fino ad arrivare in località La Colma, da qui, con segnavie N°772, 768 e 771, sì raggiunge il piccolo ricovero d’emergenza e poco più avanti, la cima del Monte Fenera 899 mt.







 
NOTA
Il Parco del Monte Fenera, è uno di quei parchi che, di fatto, sono conosciuti a livello locale ma, sconosciuti ai grandi escursionisti che arrivano da fuori. Parlo di un parco, che racchiude in se tre ambienti molto belli, quello della campagna e dei colli coltivati a vite, delle piccole montagne d’origine vulcanica e dal grande colosso calcareo, che è rappresentato dal Monte Fenera.
Sì lascia l’auto nell’ampio parcheggio del cimitero di Boca, piccolo paese che vanta una storia millenaria. Si segue la provinciale, che porta al grande Santuario della Madonna di Boca per un centinaio di metri, svoltando poco dopo a destra in Via delle Piane. Sì continua camminando immersi nel silenzio della campagna, respirando l’aria frizzante del mattino. Dopo un breve tratto nel bosco, poco dopo si apre il meraviglioso scenario delle vigne del novarese, un susseguirsi di piante che compongono file interminabili, a volte dal disegno singolare, regalando piacevoli vedute sulle colline novaresi, e guardando verso la pianura.
Dopo i campi, inizia la decisa salita che porta a Punta La Pelosa 650 mt. Anche se si può evitare la salita, consiglio vivamente, di andare a vedere, l’ampio panorama che si gode dalla vetta, con vista sul Mottarone 1491 mt e sul Monte Massone 2161 mt, oltre ad avere una piacevole veduta sulle colline e sui vigneti.
 





Si prosegue lungo l’ampio sentiero, percorribile anche in bike, attraverso piacevoli boschi di castagno.
L’oratorio di San Bernardo, è una delle tante chiese che s’incontrano lungo l’itinerario, ed è anche una delle più isolate. Nelle immediate vicinanze sorge una bella area attrezzata, con tavoli e panche, utili per piacevoli pranzi al sacco.
Lasciato l’oratorio, si sale verso una sella che di fatto, separa le due cime, che insieme al Monte Fenera, vanno oltre gli 800 mt di quota, che sono Monte Calvario 826 mt e Monte Lovagone 857 mt.
Dalla località Maretti, si cambia un pò lo scenario,  seguendo la dorsale, si attraversano due piacevoli borghi, che consiglio vivamente di visitare. Pur nelle loro piccole dimensioni, offrono una piacevole atmosfera rustica con odori antichi di pietra e di camino, con una piacevole balconata, che spazia sui tanti paesi che sorgono a nord del parco, oltre ad avere una piacevole veduta sul Monte Briasco 1185 mt e sul Monte Avigno 1136 mt.



Il Monte Fenera, con il suo micro mondo calcareo, offre numerosi cenni storici, un piccolo mondo a se, diverso dalle tante montagne che sorgono in Val Sesia.  Qui i boschi di castagno, lasciano più spazio alle betulle e ai faggi, che seguono il crinale fino alla vetta; per chi fosse interessato, per salire in cime al Fenera, si può effettuare, una deviazione che sale sempre in vetta, ma che passa attraverso i resti di un antico alpeggio, ridotto ormai in pochi ruderi.  Poco sotto la cima, sorge il piccolo ricovero d’emergenza, qui si può trovare un prezioso riparo in caso di maltempo. Il bivacco, è dotato solo di tavolo e panche, e dunque, non è possibile pernottarvi senza aver portato tutto l’occorrente.





Le ultime righe, le dedico al meraviglioso panorama che si gode dalla vetta. In basso, sorge nella piana, la cittadina di Borgosesia 359 mt, mentre alzando lo sguardo, subito appaiono le bianche vette della Val Sesia, tutte sopra i 2000 mt, vette come l’Alta Cima di Bò 2556 mt a sinistra, l’immenso colosso del Monte Barone 2044 mt, che s’impone subito alla vista, e per concludere, una splendida veduta sul Massiccio del Monte Rosa, al centro Punta Parrot 4436 mt e Punta Gnifetti 4554 mt.





Nulla di più da dire, se non di godervi la lunga camminata che vi porta alla scoperta di questo parco, che merita la giusta attenzione.
CURIOSITA’
Nel parco, sono stati rinvenuti i resti dell’uomo di Neandertal e dell’orso delle caverne.
TEMPI DI PERCORRENZA: 3: 30/4:00 circa.
DIFFICOLTA’: (E) per i tratti su sentiero, e per la lunghezza del percorso.
DISLIVELLO: 800 mt circa.
SEGNALETICA: cartelli informativi e bandierine  rosso bianco rosso.
CARTOGRAFIA O GUIDE: carta Kompass N°97
PUNTI D’APPOGGIO: locale in località La Colma e ricovero d’emergenza, poco sotto la vetta.
COME ARRIVARE: in auto da Novara o dall’uscita di Ghemme della A26, con SS N°299 fino a Prato Sesia, poi indicazioni per Boca.
DOVE ALLOGGIARE:

domenica 18 febbraio 2018

Da Rancio Valcuvia al Bivacco Alpino al Pian di Noci.



Da Rancio Valcuvia al Bivacco Alpino al Pian di Noci.
Da Rancio Valcuvia 296 mt, sì percorre l’Anulare Valcuviano passando per i borghi di Cavona 314 mt, Castel Cabiaglio 523 mt e Orino 442 mt. Da Orino, sempre seguendo l’Anulare Valcuviano che poco prima di arrivare in centro, svolta a sinistra, s’inizia la decisa salita che porta al Bivacco Alpino al  Pian di Noci 714 mt.








NOTA
Il Parco Regionale del campo dei Fiori, racchiude al suo interno due importanti gruppi montuosi, quello del Monte Martica 1032 mt e quello più grande, rappresentato dal Massiccio del Campo dei Fiori 1227 mt.
Entrambi danno la possibilità, di compiere numerose escursioni, in grado di soddisfare tutti quelli che affrontano queste montagne. L’itinerario qui proposto, va ad esplorare il versante nord del parco, restando a quote minori da quelle sopra i 1000 mt, ma che offre ugualmente, un ottimo allenamento per le grandi salite estive.
Sì parte da Rancio Valcuvia, piccolo paese collocato quasi nella parte finale della Val Cuvia. Il piccolo borgo, con i classici vicoli, dove antiche abitazioni, creano un’atmosfera perfetta per chi visita per la prima volta questo paese.





Il percorso, si tuffa immediatamente nel fitto bosco, con un percorso natura molto interessante, che spiega molto bene i tanti aspetti naturalistici di questa zona. Giunti nel piccolo borgo di Cavona, non sì può fare a meno di ammirare la bella valle in cui sorge l’abitato, circondato dalla minuscola catena di colli che colma con il Monte Martinello 638 mt, mentre guardando dalla parte opposta della valle, svetta il piccolo Monte Scerrè 796 mt; consiglio di effettuare, una breve visita al borgo di Cavona.





Lasciato l’abitato di Cavona, s’inizia a salire i colli che sorgono a sinistra, godendo così della bella vista del Monte San Martino 1087 mt, vista che sarà rimpiazzata dalla bella mole del Campo dei Fiori, appena si sarà aggirato il colle, per raggiungere il paese di Castel Cabiaglio; anche in questo caso, consiglio una passeggiata tra i vicoli di Castel Cabiaglio, piccolo gioiello incastrato tra le aspre valli di questo massiccio montuoso, luogo abitato ben prima della colonizzazione romana.
Attraversata la provinciale, sì entra nel vivo della camminata, esplorando il mondo calcareo di questo meraviglioso parco. La fornace, il masso erratico, sono due splendide attrazioni che s’incontrano lungo il sentiero, man mano che sì procede, la vista sul massiccio, si riduce alla Punta d’Orino, 1139 mt.
 



Data la lunghezza del percorso, ho preferito evitare la deviazione che porta alla Rocca di Orino 525 mt, come consiglio di evitare la visita del borgo di Orino, questo per dedicarsi subito all’intensa salita che porta al Pian di Noci.
Raggiunto il Pian di Noci, ecco aprirsi una piccola conca ai piedi della Punta d’Orino, dove al centro sorge il piccolo bivacco, una struttura indispensabile, di cui bisogna prendersi cura, perché dal momento in cui si entra dentro, l’atmosfera di casa entra subito nel cuore dell’escursionista che abita per poche ore questo luogo, che gli darà riparo, un camino con cui scaldarsi, e per chi ha voglia di rimanere per la notte, ben quattro posti letto, posti non dotati di materasso e coperte, quindi in caso di pernottamento, è meglio portarsi tutta l’attrezzatura che occorre, viveri e acqua compresi.
Il bivacco, sorge in un luogo molto affascinante, meta di tanti escursionisti che salgono su a piedi o in bici, un luogo ideale che regala quella calma e quella serenità che manca al nostro vivere veloci.

CURIOSITA’

TEMPI DI PERCORRENZA: 3:30 circa
DIFFICOLTA’: (T/E) per tratti su sentiero e per la lunghezza del percorso.
DISLIVELLO: 700 mt circa.
PUNTI D’APPOGGIO: locali a Rancio Valcuvia, a Castel Cabiaglio e Bivacco sempre aperto in località Pian di Noci.
COME ARRIVARE: in auto da Varese, con SS n°394 fino ad entrare in Val Cuvia, percorrendola fino a Rancio Valcuvia.
CARTOGRAFIA O GUIDE: carta Kompass N°90.
SEGNALETICA: cartelli informativi e bandierine giallo verdi.
DOVE ALLOGGIARE: Bivacco Alpino, dotato di quattro posti letto, tavolo con panche e camino. Portarsi tutta l’attrezzatura necessaria per il pernottamento.

domenica 11 febbraio 2018

Da Vintebbio a Cima Frascheia.



Da Vintebbio 297 mt, frazione nel comune di Serravalle Sesia, si segue il segnavie N°702, fino ad arrivare alle porte della Frazione Martellone. Poco prima di arrivare in paese, nelle vicinanze d’alcune panchine, si nota una strada sterrata sulla sinistra. Il segnavie n°702, prosegue lungo questa via, "il segnavie si trova dopo qualche metro", quindi proseguendo lungo il segnavie, si raggiunge la Frazione Quazzo. Giunti all'abitato, si segue la strada asfaltata, fino quando non si trova il sentiero n°704. Svoltando a sinistra, si segue il segnavie fino alla Bocchetta di Chignole, quindi sempre svoltando a sinistra, con segnavie n°700, sì raggiunge la Cima Frascheia 625 mt.








 
NOTA
Da Romagnano Sesia, seguendo il fiume, sulla sinistra, si eleva un piccolo gruppo montuoso d’origine vulcanica, che consiste in una vera e propria catena montuosa, con cime che non vanno mai oltre i 700 mt di quota. L’itinerario qui descritto, è un’altra proposta, che segue quella da me pubblicata qualche anno fa, e che porta al Rifugio Alpini di Lozzolo, situato poco sotto la Bonda Grande 553 mt.
Si parte da Vintebbio, una delle tante frazioni che compongono il comune di Serravalle Sesia 330 mt.
Seguendo il sentiero n°702, dopo pochi minuti, si raggiunge il Castello di Vintebbio 340 mt circa, costruito nel IX secolo. L’area è molto interessante, non solo per le antiche mura, ma anche per l’ampio panorama che si gode da qui. Consiglio di godersi la vista, perché l’itinerario è molto avaro per quanto riguarda i panorami. Dalla balconata, colpisce subito la bella veduta del Monte Fenera 899 mt, e l’imponente mole del Monte Barone 2044 mt, primo duemila della Valsesia.








Proseguendo per il sentiero n°702, sì arriva ad un bivio. Con una breve deviazione a destra, sì raggiunge la frazione Sella a circa 400 mt, che merita una visita, per la piacevole composizione del borgo, che è senza dubbio, uno dei più belli nel comune di Serravalle.


Dopo la visita alla frazione, si prosegue nel magico sentiero che attraversa piacevoli boschi di castagno, con qualche pino che regala una piacevole sensazione d’alta montagna a quote collinari.
Martellone, merita un’altra visita, la minuscola piazza della chiesa, s’incastra perfettamente nel borgo che sorge nel cuore di piccole valli ricche d’acqua che scorre nei tanti ruscelli che attraversano i borghi.
Dopo la località Quazzo, inizia la più impegnativa salita, lungo il sentiero n°704. Man mano che si sale, appare nella sua splendida forma, la Pietra Gruana 699 mt, le ripide pareti, un tempo costituivano una delle più belle palestre di roccia della bassa Valsesia, con passaggi che vanno fino al V°. Prima di arrivare alla Bocchetta di Chignole, consiglio di fare una breve deviazione, che porta alla vecchia Tana del Lupo a circa 600 mt di quota, indispensabile punto d’appoggio per chi ancora oggi, decide di onorare queste pareti, con la sua presenza. Dal piccolo rifugio, sì può ammirare in tutto il suo splendore, le verticali pareti che salgono verso la vetta della Pietra Gruana.
Senza dover scendere giù, dalla Tana del Lupo, si segue un sentierino che riporta al segnavie n°704, e di seguito alla Bocchetta di Chignole 620 mt circa. Con onore, si segue lo storico sentiero n°700 detto anche: Sentiero di Fra Dolcino; qui su queste colline, terminava la fuga dei frati dolciniani, conclusa poco più avanti con un sanguinoso epilogo.
Il segnavie, si seguirà fino alla Cima di Frascheia, che con la sua modesta quota, rappresenta una delle più alte cime che compongono questa catena, per gustarsi un po’ di panorama, bisogna scendere di circa 50 mt, qui si apre una piacevole balconata, dove sì può ammirare Monte S. Emiliano 728 mt, con la sua chiesa che da il nome alla cima.
Dalla Cima Frascheia, non si ammira nessun panorama, il bosco, ricopre quasi interamente la cima, e solo in inverno, si riesce a distinguere qualche cima. In compenso, sulla vetta, è stato collocato un bivacco d’emergenza, utilissimo in caso di maltempo improvviso. Il riparo, al suo interno ha solo un tavolo e nient’altro, quindi come già detto, può essere utilizzato, solo in caso d’emergenza, salvo voler pranzare o dormire sul pavimento in legno. All’esterno, si trova un tavolo con delle panche, ma dato che è esposto ad ogni tipo d’intemperie, non garantisco la stabilità. Io ho pranzato al sacco sulla piccola veranda, al sole e al riparo dal vento.
CURIOSITA’










TEMPI DI PERCORRENZA: 2:30 circa.
DIFFICOLTA’: (T/E) per i tratti su sentiero.
PUNTI D’APPOGGIO: Tana del Lupo, quando aperta, e il riparo d’emergenza posto sulla cima Frascheia.
DISLIVELLO: 500 mt circa.
COME ARRIVARE: A26 con uscita Romagnano Sesia Ghemme, si prosegue oltrepassando il centro di Romagnano, quindi si attraversa il Fiume Sesia lungo la provinciale che porta a Gattinara, svoltando subito dopo a destra, in direzione di Vintebbio.
CARTOGRAFIA O GUIDE: chiedere al CAI di Varallo Sesia, se producono ancora le cartine della zona.
SEGNALETICA: cartelli informativi e bandierine rosso bianco.
DOVE ALLOGGIARE:

mercoledì 7 febbraio 2018

Da Gemonio, alla località Pianura.



Da Gemonio 270 mt, sì raggiunge la SP n°45. La sì percorre in direzione di Azzio 399 mt, fino ad arrivare all’incrocio con l’Anulare Valcuviano. Sì abbandona la provinciale, percorrendo il segnavie sulla sinistra che entra nel bosco. Seguendo l’Anulare Valcuviano, dopo aver attraversato campi e boschi, il sentiero scende in valle passando dal Molino Dolza, quindi si attraversa il Torrente Boesio, e dopo aver passato la SS n°394, si arriva alle periferie di Casalzuigno. Sì segue la strada asfaltata fino ad un maneggio che si trova sulla sinistra, poi con mulattiera, si sale arrivando all’incrocio del sentiero 3V. Svoltando a sinistra sì percorrono i due segnavie che portano alla Chiesa di San Quirico 369 mt. Ora saliti alla chiesa, si segue la strada che gira dietro l’area attrezzata, fino ad un bivio, quindi, svoltando a sinistra si segue l’indicazione che porta alla località Pianura 584 mt.






 
NOTA
La Val Cuvia, è un’ampia valle che separa due importanti gruppi montuosi del varesotto. Il primo, è il Massiccio del Campo dei fiori 1227 mt, montagna inserita in uno dei più famosi parchi della Lombardia, il secondo è una lunga catena montuosa, che da Laveno, si spinge fino alle porte di Luino, con svariate vette che vanno oltre i 1000 mt di quota.
La valle, è attraversata da due alte vie, una è l’Anulare Valcuviano, l’altro è il sentiero 3V. Tra le tante escursioni che si possono fare in questa valle, propongo qui, un altro esempio, inserendo una meta ai più sconosciuta. Si parte da Gemonio, piacevole paese alle porte della Val Cuvia. Dopo aver visitato il piccolo centro, con la sua bella piazza, si abbandona la civiltà, per immergersi nel silenzio dei campi e dei boschi di castagno. L’ondulare del piccolo altopiano, mantiene il percorso in quota, con belle vedute sul Sasso del Ferro 1062 mt e sul Monte Nudo 1235 mt, ad un tratto, si tuffa nella valle fino a raggiungere il Molino Dolza, un micro borgo, incastrato perfettamente in una piccola valle a pochi passi dalla più ampia valle.






 
Passato il Molino, si arriva al centro della valle, un ampio campo che si trova poco prima del Torrente Boesio, consente di ammirare la seconda cima del gruppo montuoso, che è il Monte della Colonna 1203 mt; poco sotto, è ben visibile l’abitato di Arcumeggia 570 mt, il più alto paese della Val Cuvia.
 
La chiesa romanica di San Quirico, offre una piacevole veduta su Lago Maggiore e sul Massiccio del Campo dei Fiori, osservando la Val Cuvia dal versante opposto dell’itinerario; inoltre, l’ampia area, si presta perfettamente per una sosta, immersi nel silenzio religioso di questo luogo.

 
La località Pianura, non è altro che una serie di baite collocate a qualche minuto di distanza tra loro. La prima, in fase di ristrutturazione, grazie ad un’ampia tettoia dove sono collocati dei tavoli e delle panche, offre un sicuro punto d’appoggio in caso di maltempo, oltre ad un’area pianeggiante dove si ha la possibilità di consumare il proprio pranzo al sacco. Dietro la baita, si può ammirare in tutta la sua imponenza, il Monte Nudo, cima che è anche la più alta in tutta la Val Cuvia.
L’ultima baita, sorge a circa cinque minuti di cammino dalla prima, una struttura molto bella, dove è impossibile non effettuare una sosta, circondati dal bosco, dove se si ha fortuna, si può anche incontrare qualche muflone. Un luogo segreto, dove trascorrere piacevolmente il proprio tempo, un luogo che sicuramente non deluderà.
CURIOSITA’
Una leggenda narra che ogni 300 anni, un terribile lupo, forse mannaro, torni a seminare il terrore nei boschi della valle.

TEMPI DI PERCORRENZA: 3:00 circa
DIFFICOLTA’: (T/E) per tratti su sentiero.
DISLIVELLO: meno di 450 mt.
PUNTI D’APPOGGIO: locali a Gemonio e Agriturismo Ai Frutti di Bosco, subito dopo l’abitato di Gemonio.
COME ARRIVARE: in auto da Varese, con SS n°394 fino a Gemonio. In treno, con linea ferroviaria Varese – Laveno.
CARTOGRAFIA O GUIDE: carta Kompass N°90.
SEGNALETICA: cartelli informativi e bandierine rosso bianco per il sentiero 3V, e giallo verde per l’Anulare Valcuviano.
DOVE ALLOGGIARE:

lunedì 29 gennaio 2018

Dalla Stazione di Valmorea, alla Chiesa di Santo Stefano.



Dal paese di Rodero 394 mt in Provincia di Como, si scende in Val Morea, lasciando l’auto nel parcheggio adiacente la vecchia stazione di Valmorea 335 mt. Sì prosegue a piedi seguendo la linea ferroviaria fino alla località Santa Margherita 354 mt situata in territorio svizzero.
Dalla località Santa Margherita, si seguono le indicazioni per: Prella 382 mt, Monte Morello 495 mt, Novazzano 341 mt, Pedrinate 424 mt e Seseglio. Appena passata la dogana, proseguendo in direzione di Seseglio, si evita la prima deviazione per Chiasso, appena trovata la seconda indicazione, sì svolta a sinistra e s’inizia a salire fino a trovare le indicazioni che portano in cima al colle dove sorge la Chiesa di Santo Stefano 491 mt.







NOTA
Tra le Province di Como e di Varese, a confine con la Svizzera, esiste un gruppo collinare che è, di fatto, un confine naturale tra i due stati, una serie di colli, se così si possono definire, che colmano con la cima del Sasso Cavallasca 614 mt e che proseguono all’interno del Parco Spina Verde, fino alle porte di Como.
L’itinerario qui proposto, è un’interessante esempio di come sì può giocare tra i confini di due stati, godendo d’ambienti suggestivi con incredibili panorami, che spaziano fino all’Appennino.
Partiamo dalla Val Morea, dove si trovano i resti della linea ferroviaria che da Mendrisio, scendeva giù fino a Castellanza, line che rimase in funzione, fino a quasi la metà del secolo scorso; oggi l’area, si trova all’interno del PLIS del Fiume Lanza. Si seguono i binari che portano di là del confine, regalando una piacevole sensazione, com’essere in un film western, da un momento all’altro ci si aspetta di vedere il fumo nero della locomotiva a carbone.


Questo tratto di percorso, segue la parte finale della valle del Lanza, dove sì possono notare numerosi stagni che sorgono a lato del fiume, con la tipica vegetazione delle aree umide. La località Santa Margherita, dove sorge l’omonima chiesetta realizzata intorno al 1400, è praticamente un gran pratone dove si trova un maneggio, da qui, sì ha una piacevole veduta del Massiccio montuoso del Monte Orsa 998 mt e del Monte Pravello 1020 mt. Da qui in poi, s’inizia a seguire la base dei colli alternandosi tra fitti boschi di castagno e ampi vigneti, con una spettacolare veduta del Monte Generoso 1701 mt e sul Monte Bisbino 1325 mt.
 


 Il Monte Morello si raggiunge dopo una decisa salita, da qui si ha una bella panoramica sul Massiccio Orsa Pravello e sul Monte Piambello 1125 mt.
 Il borgo di Novazzano, sorge poco sopra la piana di Chiasso, l’itinerario attraversa il paese e la sua principale piazza, prima di tuffarsi nella parte più bassa del percorso.
La salita alla chiesa di Santo Stefano, richiede un buon fiato, infatti, il sentiero che porta su al colle, è un sentiero in piena regola, stretto e con tornanti che salgono fino alla colma.
 

Raggiunta la strada che porta alla chiesa, ci si abbandona all’ampia panoramica che spazia sulla Pianura Padana e sul lontano Appennino. Santo Stefano, è una graziosa chiesa costruita intorno al 1500 ed è dotata di un portico, che si rivela un vero e proprio punto d’appoggio in caso di maltempo o vento da nord. Qui, il bosco nasconde il panorama, ma posso assicurare che l’area è davvero suggestiva e merita una lunga sosta, meritata dopo la fatica fatta per raggiungere questo piacevole luogo.
CURIOSITA’
La Stazione di Valmorea, fu dimessa nel 1938. Nel 1996 fu riattivata come sosta per i treni che furono fatti circolare a scopo turistico.
TEMPI DI PERCORRENZA: 3:00 circa.
DIFFICOLTA’: (T/E) per i tratti su sentiero.
DISLIVELLO: oltre 400 mt.
CARTOGRAFIA O GUIDE: carta Kompass N°90/91.
PUNTI D’APPOGGIO: locali a Santa Margherita e a Novazzano.
COME ARRIVARE: Da Varese seguendo le indicazioni per il Valico Gaggiolo, poco prima della dogana svoltare a destra e seguire le indicazioni per Rodero. Superato il paese, si scende giù in valle, svoltando a destra appena si vede l’indicazione della stazione di Valmorea.
SEGNALETICA: cartelli informativi lungo tutto il percorso, bandierine bianco rosso.
DOVE ALLOGGIARE:

domenica 21 gennaio 2018

Da Osnago al Centro Parco Cà del Soldato.



Dal parcheggio dietro la Stazione d’Osnago 242 mt, sì percorre il segnavie n°3 passando per Cascina Morasco 269 mt, e località fontanelle 269 mt, andando a terminare sulla strada asfaltata che porta alla località Bestec. Raggiunta la strada asfaltata, sì svolta a destra percorrendo il segnavie n°1 che segue la valle del torrente Curone, fino alla Cascina Ospedaletto 300 mt. Dalla cascina, sì svolta a sinistra seguendo il segnavie n°2 che porta al Centro Parco Cà del soldato 328 mt.
NOTA
Il Parco Regionale di Montevecchia e Valle del Curone, è un parco collinare che si trova a sud ovest della provincia di Lecco, in quella porzione di Brianza che scende fino alle porte di Monza.
Il percorso qui proposto, è un altro bellissimo esempio, nelle tante opportunità di camminate che questo parco offre; devo dire, che per me è sempre un immenso piacere, ritornare su questi sentieri, e scoprire ogni volta un particolare nuovo che magari ho trascurato la volta precedente.
Dal parcheggio della stazione d’Osnago, nel tratto che va ad attaccare il segnavie n°3 si ha subito, una splendida vista sul Resegone di Lecco 1875 mt. I campi danno una piacevole sensazione di pianura, con un paesaggio tipico, sensazione che sì respira ancor di più, quando si arriva alla Cascina Morasco, un immenso complesso, composto al centro da un grande cascinale e ai lati da due strutture più piccole. Qui, se non fosse per l’immediata vicinanza di colli e montagne, il paesaggio si presenta come un classico esempio d’ambiente di pianura. Dopo la località Fontanelle, ci s’immerge in un piacevole bosco di carpini; da ora in poi, l’ambiente di pianura lascerà il posto alla valle del Curone e ai morbidi colli del Parco di Montevecchia. La valle del Torrente Curone, è una valle decisamente lunga, il torrente si attraversa in più punti, e bisogna attendere fino alla Cascina Ospedaletto, per vedere il suo letto, ridursi a semplici ruscelli. La Collina di Montevecchia, è un piacevole esempio di paesaggio prealpino, una piccola cresta che supera raramente i 500 mt di quota, ma che per la scarsità di vegetazione nella parte esposta al sole, sembra molto più alta di quello che è in realtà. Il Santuario Beata Vergine, sorge in cima alla prima collina, ed è di solito visibile nei tanti punti panoramici di questo percorso, a volte, anche quando sei dentro la valle del Curone, lei appena può, spunta fuori mostrandosi nel suo più bel splendore.








La parte alta della valle, s’immerge in uno scenario davvero unico, a quasi 300 mt di quota, si respira un’aria di montagna, racchiuso in un anfiteatro davvero spettacolare; i piccoli colli che vanno spesso sopra i 400 mt di quota, compongono una cresta che abbraccia la valle, regalando una piacevole sensazione di montagna.
La Cà del Soldato, è il secondo centro parco della collina di Montevecchia, qui le guardie Ecologiche Volontarie, offrono, grande competenza, e danno tutte le informazioni possibili, di cui un’escursionista curioso ha bisogno. La struttura, consente di trovare un’ampia area attrezzata dove consumare le proprie vivande e dove concedersi una piacevole sosta, sempre con vista sul Resegone di Lecco. Tra le tante cime che sì ammirano lungo il cammino, segnalo anche: Monte Tesoro 1432 mt, la collina di Sotto il Monte con i suoi 710 mt, del Monte Canto. Bene visibile dal centro parco è il Santuario di San Genesio 846 mt e nelle giornate limpide, in alcuni tratti del percorso, è possibile ammirare una bella porzione d’Appennino.
 






 
CURIOSITA’
Nei corsi d’acqua presenti nel parco, vive l’ormai raro gambero di fiume.
TEMPI DI PERCORRENZA: 2: 30 circa.
DIFFICOLTA’: (T/E) per i tratti su sentiero.
PUNTI D’APPOGGIO: Centro Parco Cà del Soldato, con possibilità di riparo.
COME ARRIVARE: Da Milano o da Lecco con SS n°342d. Meglio studiare bene il percorso prima di partire o comunque dotarsi di un buon navigatore.
CARTOGRAFIA O GUIDE: carta dei sentieri del Parco Montevecchia e Valle del Curone, editrice INGENIA, acquistabile tranquillamente nel centro parco.
SEGNALETICA: cartelli informativi e bandierine rosso bianco.
DOVE ALLOGGIARE: B&B Il Colombee a Montevecchia, tel : 0399/930494 – 338/3340267.

domenica 14 gennaio 2018

Da Arconate al Centro Parco La Dogana.



Da Arconate, 178 mt, si percorre la strada sterrata che segue la sponda sinistra del Canale Villoresi fino a Castano Primo 182 mt, quindi spostandosi sulla sponda destra del canale, lo sì percorre fino ad oltrepassare l’abitato di Tornavento. Giunti nelle vicinanze del Centro Parco La Dogana, si oltrepassa il ponte di ferro, arrivando sulla sterrata che con una breve salita, porta al centro parco 200 mt circa.




 NOTA
A differenza del Naviglio Grande, il Canale Villoresi, nasce esclusivamente come canale d’irrigazione. Il Canale Villoresi, preleva le sue acque, da Fiume Ticino, attraversa l’intera provincia di Milano e si tuffa nel Fiume Adda, all’altezza di Groppello d’Adda.
L’itinerario qui descritto, offre la possibilità di scoprire l’ambiente agricolo di questo canale, oltre ai favolosi panorami sulle Alpi.
Si parte da Arconate 178 mt, piccolo paese che sorge quasi ai confini con la Provincia di Varese. Alcune ricerche, raccontano che questi territori, furono abitati dai Liguri, ancora oggi, nel parlare locale, sì possono ancora ascoltare rare tracce dell’antico dialetto, in seguito, furono rimpiazzate dai Celti nel corso del V secolo a.c. Sì percorre la sponda destra del Canale Villoresi, evitando per il momento la pista ciclopedonale che segue la sponda sinistra. Appena finita la strada asfaltata, ecco aprirsi la bella campagna, con immensi campi coltivati a grano e mais e più in là, fitti boschi completano il quadro perfetto di questi luoghi.


 




La sterrata, segue per un tratto il canale, poi si allarga con una serie di bivi da evitare, ricordandosi che sulla destra prosegue il Villoresi, che si riprenderà subito dopo. Passati sotto la SP 117, si entra nel comune di Buscate 177 mt, un tempo era frazione di Dairago 194 mt, comune attraversato dalla Via Francisca del Lungomagno. Anche qui, si respira la tipica atmosfera del paese di campagna, infatti, sempre seguendo la sponda sinistra, dopo poco, si rientra nella quiete dei campi e dei boschi, che ospitano numerosi uccelli come la poiana, il pettirosso e altri passeriformi.
Finita la strada sterrata, ecco arrivare alle periferie di Castano Primo 182 mt paese più grande dei precedenti, nato in antichità, come accampamento romano. A questo punto sì cambia. Da ora in poi, si dovrà necessariamente percorrere la sponda destra del Canale Villoresi. Una lunga pista si dirige verso la Valle del Ticino; oltrepassato Castano Primo, consiglio una breve deviazione, per far visita alla Cascina Malaga o Cascina San Bernardo realizzata probabilmente alla fine del 1400, composta da una grande corte, dove all’altra estremità, si trova annessa all’edificio, una piccola chiesa dedicata appunto a San Bernardo.









Ritornati sui propri passi, si prosegue il cammino sfiorando l’abitato di Nosate 177 mt, piccolo borgo composto principalmente da una grande piazza; nelle vicinanze del Canale Industriale, sorge la piccola chiesa di Santa Maria in Binda XIII secolo, famosa per i suoi affreschi interni. Dopo aver passato la SP 146, e la SS 527, si passa sotto la frazione di Tornavento, altro borgo, che merita una visita, dato che dalla piazza, si ha una spettacolare vista sulla valle del Fiume Ticino, sulla vicina Oleggio 233 mt e su una bella porzione dell’arco alpino, che spazia fino al lontano Monviso 3841 mt.
Un ultimo sforzo, per raggiungere la sterrata che arriva dal Centro Parco La Dogana, qui sì trova una parte del museo all’aperto allestito dal parco e da alcuni volontari, quindi dopo la salita finale, ecco il centro parco, dove sì può trovare un’ampia area attrezzata con servizi igienici sempre aperti. Consigli una visita al centro parco quando aperto.

CURIOSITA’
Il Canale Villoresi, venne realizzato nel corso del 1800, ed è lungo ben 86 chilometri, collegando di fatto il Fiume Ticino da dove preleva l'acqua, con il Fiume Adda.
TEMPI DI PERCORRENZA: 3:00/3:30 circa.
DIFFICOLTA’: (T).
PUNTI D’APPOGGIO: locali ad Arconate, Buscate, Castano Primo, Tornavento e ristoro nel complesso del centro parco.
COME ARRIVARE: in auto percorrendo la superstrada della Malpensa con uscita a: Cuggiono o Castano Primo, poi, indicazioni per Buscate, oppure Inveruno e quindi Arconate.
CARTOGRAFIA E GUIDE: carte e guide del Parco del Ticino.
SEGNALETICA: fino a Castano nessuna, poi indicazioni lungo la pista ciclopedonale.
DOVE ALLOGGIARE: Airport Motel Malpensa, tel: 0331/302111.

lunedì 1 gennaio 2018

Da Zelata al Ponte di Chiatte.



Da Zelata 98 mt circa, si percorre il sentiero E/1 fino al ponte di chiatte 72 mt.






 
NOTA
Itinerario proposto come piacevole uscita d’inizio anno, o semplicemente quando si vuole fare un bel percorso immerso nel silenzio del bosco, ma non sì ha la possibilità di poter stare fuori un’intera giornata.
Sì parte da Zelata, piccola frazione di Bereguardo 98 mt, un piccolo borgo da origini antiche composto di una serie di corti, un classico ambiente di pianura immerso nel verde del Parco Naturale Valle del Ticino, dove sorge una villa rinascimentale, e una grande chiesa in mattoni.





L’itinerario inizia con una bella discesa su strada sterrata, per poi proseguire su sentiero che a tratti costeggia il Fiume Ticino, regalando piacevoli panorami fluviali, dove tra l’altro, si possono ammirare molti uccelli come l’airone cenerino o il cormorano, oppure mammiferi come la nutria, grosso topo che si può definire come una marmotta di fiume.

Il Ponte di Chiatte, è un’opera inconsueta, maestosa e complicata, questi sono gli aggettivi che mi vengono in mente per definire questo ponte davvero particolare. Il lido è costituito da alcune casette che si sposano perfettamente con l’ambiente circostante, alcune poggiano su barche e si adagiano direttamente sul fiume, creando uno scenario particolare e spettacolare, pare che le prime strutture furono realizzate dai Visconti, già dall’anno 1374, con successivi interventi che lo hanno portato ai giorni nostri con la struttura che oggi vediamo realizzata nel 1913.
CURIOSITA’
Il Ponte di Chiatte di Bereguardo prima dell’unità d’Italia segnava il confine tra l’attuale Piemonte e l’Impero Austroungarico.
TEMPI DI PERCORRENZA: 1:30 circa.
DIFFICOLTA’: (T)
PUNTI D’APPOGGIO: locali a Zelata e nelle vicinanze del Ponte di Chiatte.
DISLIVELLO: assente, meno di 30 mt.
COME ARRIVARE: da Milano con SS n°494 fino ad Abbiategrasso, poi SS n°526 fino a Bereguardo e SP n°170 per raggiungere Zelata.
Da Pavia con SS n°526 fino a Bereguardo e SP n°170 fino a Zelata.
CARTOGRAFIA O GUIDE: Carte e Guide del Parco Naturale Valle del Ticino recuperabili presso i centri parco.
SEGNALETICA: cartelli informativi.
DOVE ALLOGGIARE:

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